Eduscopio: scuola di qualità o “mal di scuola”?

Ogni anno il portale Eduscopio.it, a cura della Fondazione Giovanni Agnelli, si propone di aiutare i futuri studenti di scuola secondaria di secondo grado a scegliere l’istituto migliore grazie a una classifica redatta a partire dai dati relativi alle carriere universitarie e lavorative dei diplomati delle singole scuole.

Ma davvero possiamo capire quale sia la “scuola migliore” solo guardando ai risultati dei diplomati? Siamo così sicuri che queste classifiche servano davvero a migliorare il nostro sistema scolastico? Abbiamo davvero bisogno di questa corsa all’eccellenza?

La logica del sacrificio

Come ricercatore leggo sempre le classifiche di Eduscopio, ma quest’anno mi sento coinvolto in prima persona come ex studente di uno degli istituti selezionati ai primi posti della classifica delle scuole migliori.

Da un lato, la richiesta di impegno in termini di studio autonomo e oltre all’orario scolastico aveva un impatto fortissimo rispetto alle altre dimensioni, non meno importanti o meno formative, della vita di un adolescente: la concessione di un pomeriggio libero, la trasferta di un weekend per un torneo di pallacanestro erano considerate quasi come moto di ribellione. La “logica del sacrificio” predominava rispetto alla necessità di assicurare a tutti e ciascuno il benessere a scuola.

D’altro canto, le richieste economiche alle famiglie per gite o altre esperienze curricolari erano spesso piuttosto alte, tanto da impedire la partecipazione a queste proposte a un buon numero di alunni, creando così una disuguaglianza.

Il “mal di scuola”

Sarebbe un errore pensare che tutte le scuole ritenute eccellenti non siano attente all’equità e al benessere scolastico. È vero però che negli ultimi anni si registrano sempre più casi di malessere da parte dei ragazzi a causa dell’esperienza scolastica: questo “mal di scuola” colpisce la maggioranza degli studenti (circa il 73% secondo gli ultimi dati della commissione del Ministero dell’Istruzione e del Merito che si occupa di questo tema).

L’origine di questo malessere psicologico ha a che fare le richieste spesso spropositate da parte della scuola: ai ragazzi si chiede di imparare tanto (troppo) in (troppo) poco tempo.

Le emozioni positive sono fondamentali per l’apprendimento!

In questo lavoro forsennato di accumulo di contenuti si perdono di vista gli aspetti emotivi ed emozionali che però sono fondamentali nei percorsi di apprendimento: solo le emozioni positive possono generare una buona esperienza formativa, mentre quelle negative sono di ostacolo al successo scolastico.

È profondamente sbagliato pensare che soffrendo si impari di più; al contrario, si perdono occasioni preziose di crescita e apprendimento. Abbiamo bisogno di rallentare e di recuperare la piacevolezza e il desiderio di imparare, recuperando gli aspetti più marcatamente educativi dell’esperienza scolastica.

La “buona scuola” non genera sofferenza!

In questo tempo di open day e scelta della futura scuola, è bene che le famiglie guardino al benessere degli studenti senza vedere nel sacrificio e nella sofferenza degli strumenti formativi. Fermare la corsa forsennata all’eccellenza significa riportare al centro lo studente senza mettere in primo piano il “programma”, dando davvero risalto alla valenza democratica della scuola.

La sfida vera è quella di una scuola ottima per tutti. In buona sostanza, non possiamo considerare eccellente una scuola che non abbia a cuore il benessere degli studenti e l’equità: questi dovrebbero essere indicatori fondamentali nella redazione di una classifica sulle scuole migliori.

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Fonte Immagine: Corriere.it