Ora si fa filosofia!
Ogni tanto fa capolino sui social network o su riviste digitali riguardanti la scuola l’idea di introdurre l’insegnamento della filosofia nella scuola primaria. La domanda sorge spontanea: è davvero necessario inserire un’ulteriore disciplina nel piano di studi della scuola primaria?
C’è però un altro interrogativo relativo alla questione e che necessita di una risposta ancora più urgente: siamo così sicuri che la filosofia non sia già entrata nelle aule della scuola primaria?
Filosofia come pratica
In realtà la filosofia entra nelle scuole di ogni ordine e grado come pratica dialogica a partire dagli anni Settanta. Matthew Lipman con Ann M. Sharp ha infatti elaborato il curricolo della Philosophy for Children, un approccio metodologico che grazie al dialogo permette di riflettere su questioni che riguardano l’esperienza quotidiana dei ragazzi interrogandosi sul senso filosofico sotteso.
Disposti in cerchio, i ragazzi leggono un testo che stimola domande e desideri di approfondimento. Le diverse domande vengono analizzate e raggruppate per argomento; si passa così a decidere su che cosa focalizzare la discussione. Parte così il dialogo filosofico, che si nutre delle idee e delle prospettive diverse di tutti i partecipanti: ognuno esprime se stesso dando voce ai propri pensieri, che combinano gli uni con gli altri e danno vita a un discorso comune. Il dialogo si conclude con un’autovalutazione, in cui i ragazzi riflettono sulla modalità di dialogo e sulla ricerca filosofica affrontata.
Siamo una comunità di ricerca
La classe diventa così una comunità di ricerca in cui insegnante e alunni sono impegnati in un lavoro di co-costruzione del sapere per scoprire qualcosa che ancora nessuno sa.
È chiaro che si tratta di vedere la relazione come risorsa per l’apprendimento: all’interno del circolo ermeneutico si scambiano pensieri, idee, si mettono alla prova convinzioni e credenze… Solo attraverso il dialogo con gli altri riusciamo a scoprire qualcosa in più su noi stessi, comprendendo il valore di una conoscenza costruita insieme.
Oltre i conformismi e le omologazioni
Anche in questo caso, la chiave di volta è la mixité: nella comunità di ricerca convivono ed entrano in dialogo modi diversi di guardare il mondo, di approcciarsi al sapere, di occupare il tempo libero, di giocare. In questo modo è possibile capire che cosa è vero e che cosa non lo è, perché si integrano più sguardi di analisi sulla realtà.
Si esercita così il pensiero, imparando ad assumere uno sguardo critico su ciò che accade, a trovare soluzioni usando la creatività e ad aver cura degli altri e dei pensieri degli altri, praticando l’empatia. In questo modo si dà concretezza a parole altrimenti astratte come inclusione, democrazia, intercultura.
Filosofia nelle scuole primarie: si può fare!
La proposta di Matthew Lipman può essere lo strumento operativo per portare la filosofia nelle scuole primarie. Non si tratta di aggiungere una nuova disciplina, ma di agire sul piano metodologico reinterpretando creativamente la didattica delle diverse materie.
Di fatto, la Philosophy for Children può avere molti spazi di utilizzo all’interno delle nostre scuole… Ecco alcuni spunti per il lavoro d’aula!
- Il dialogo filosofico può essere un potente strumento di educazione civica. Questa nuova disciplina, introdotta lo scorso anno scolastico, non deve essere la somma di alcuni contenuti di altre materie, ma deve avere una propria specificità. La filosofia può essere una pratica sociale in cui i ragazzi imparano ad assumersi la responsabilità delle proprie idee, imparando a esprimerle per partecipare a un processo di ricerca comune.
- Un’educazione alla pace consapevole non può prescindere da un rifiuto di slogan e frasi preconfezionate. In questo tempo di crisi geopolitica, in cui la guerra è a pochi passi da casa nostra, è importante pensare a come affrontare con i ragazzi questo argomento. Le bandiere arcobaleno e le frasi a effetto hanno di certo una loro utilità nel veicolare messaggi pacifisti, ma è cruciale non lasciarsi andare a un’emotività fuori controllo e a una visione degli eventi parziale e parcellizzata. Il dialogo filosofico può essere utile per andare a fondo e capire che cosa voglia dire praticare la pace, perché rappresenta uno spazio di ascolto ed espressione in cui i ragazzi possono esprimere liberamente le proprie idee e il proprio sentire, sollevando questioni ed essendo loro stessi protagonisti del discorso.
- La Philosophy for Children può essere impiegata come strumento per la didattica disciplinare, favorendo una co-costruzione delle conoscenze e una riflessione sull’epistemologia delle discipline stesse. Le esperienze sono ancora poche, ma si tratta di uno spazio di sviluppo generativo per questa pratica e di un’occasione unica per promuovere il protagonismo degli studenti, che si trovano così a far ricerca per costruire da sé il loro apprendimento, divenendo consapevoli dei meccanismi attraverso cui si analizza la realtà nei diversi ambiti.
In buona sostanza, la Philosophy for Children rappresenta uno strumento straordinario per costruire un futuro che ora può essere soltanto immaginato in termini di cittadinanza, analisi della realtà e partecipazione ai processi di costruzione del sapere. La mixité è così una risorsa unica che è imprescindibile nel dialogo filosofico.
Valerio Ferrero
Docente di scuola primaria e dell’infanzia presso il Miur e Teacher Expert in Philosophy for Children, è attualmente dottorando di ricerca in Scienze psicologiche, antropologiche e dell’educazione presso l’Università degli Studi di Torino. Si occupa di fattori vecchi e nuovi di disuguaglianza scolastica e come contrastarli nella scuola di oggi.
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