Out-of-Time Education
Si parla molto, in questo tempo, di uscire dall’aula scolastica per aprire l’azione educativa al territorio. L’idea di scuola aperta, però, non passa solo dai validi progetti di outdoor education, ma soprattutto da una seria riflessione sui tempi e sui modi del fare scuola.
Il benessere dei ragazzi non può prescindere da una seria riflessione educativa sulla progettazione del tempo scuola.
Oltre l’ora di lezione
Prima, seconda, terza, quarta, quinta e sesta ora… In mezzo solo un intervallo di dieci minuti, altrimenti si rimane indietro con il programma…
È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena, ci ricorda Edgar Morin. Una buona didattica non passa solo dalla scelta di attività e contenuti da proporre agli alunni, ma anche da un’organizzazione del tempo che promuova il benessere dei ragazzi.
Oltrepassare l’impostazione classica dell’ora di lezione superando la sequenza tradizionale lettura-spiegazione-esercitazione-correzione e pensare a modalità diverse attraverso cui organizzare l’azione didattica appare una via generativa per favorire apprendimento e permettere ai ragazzi di star bene a scuola.
In questo senso, mi ha molto colpito il racconto di un dirigente scolastico di una scuola del cuneese*, che da anni propone nel concreto un’idea di scuola in cui il tempo è una variabile educativa, da progettare con cura e attenzione.
Cinque minuti d’aria: un po’ di distrazione favorisce l’apprendimento
Stare sei ore al banco è innaturale. Siamo portati a pensare che i ragazzi apprendano di più passando molte ore sui libri, ad ascoltare un insegnante che spiega ed espone i diversi contenuti. Non è così: studi pedagogici, psicologici e di neuroscienza dimostrano che la nostra mente ha bisogno di “staccare la spina” di tanto in tanto e che il nostro corpo ha bisogno di muoversi, di agire.
Ecco allora che pensare a cinque minuti d’aria in cui uscire dall’aula e dalla scuola, passeggiando per le strade della propria città osservando le montagne che la avvolgono e il paesaggio che vive e si sviluppa al di fuori delle mura scolastiche può portare a un miglioramento del clima di classe, delle relazioni e dell’apprendimento.
Fare questo a ogni cambio d’ora dà ai ragazzi una sana distrazione che diventa possibilità di confrontarsi con compagni di classe e insegnanti su ciò che si osserva, su ciò di cui si è appena discusso in classe…
Ossigenare il cervello e pensare a due o tre momenti durante la mattinata in cui uscire dalla scuola non significa sottrarre tempo all’apprendimento, ma creare le condizioni affinché gli studenti si approccino con motivazione alle sfide del sapere.
Insomma, prendendo a prestito una frase nata nel mondo dell’architettura, less is more.
Trovarsi la sera per guardare le stelle
La giornata non per forza si conclude alle 16 del pomeriggio. Il tempo scuola non è dato una volta per tutte e non rappresenta uno standard a cui omologarsi in termini di organizzazione e pratiche: l’utilizzo creativo dell’autonomia scolastica può portare a una rimodulazione del tempo scuola più favorevole all’apprendimento e al benessere degli alunni sul piano della motivazione e delle esperienze proposte.
Perché bisogna studiare le stelle sui libri se si possono organizzare delle lezioni di astronomia di sera, usando il telescopio per guardare il cielo? L’esperienza condotta nel cuneese dimostra che con l’impegno di dirigente, insegnanti e personale amministrativo si può fare!
Con coraggio e creatività è possibile partecipare a bandi europei, nazionali o locali per l’acquisto della strumentazione necessaria e rimodulare il tempo scuola spostando alcune ore la sera, per un’azione didattica che promuova la centralità dei soggetti che apprendono e la loro motivazione a imparare grazie all’utilizzo di modalità non consuete, dal punto di vista del tempo e dei metodi.
La scuola aperta d’estate: un’esperienza ante litteram
L’emergenza pandemica ha fatto sì che sull’intero territorio nazionale prendesse forma l’iniziativa “Scuola aperta d’estate” nel 2021 e 2022. Ci sono realtà in cui già dal 2018 la scuola rimane aperta tutta l’estate, con insegnanti volontari e in sinergia con le risorse del territorio.
Anche in questo caso, le parole d’ordine sono creatività e coraggio: con impegno, si possono reperire fondi per progettare e avviare attività educative d’estate, che si qualifichino sempre come scolastiche. Non si tratta di pensare a una proposta di centro estivo, ma di fare scuola in modo diverso, con metodologie ludiche attraverso cui i ragazzi possano imparare divertendosi. Learning by enjoying possiamo dire, parafrasando John Dewey. Se al mattino la scuola aperta d’estate è gestita dagli insegnanti, il pomeriggio entra in gioco la sinergia con il territorio: cooperative e associazioni locali entrano a scuola proponendo attività differenti da quelle mattutine.
Il successo di questo progetto, oltre che dalla durata ormai quadriennale, è provato dai risultati in termini di apprendimento: i ragazzi rientrano a scuola a settembre più motivati, più pronti a impegnarsi nella sfida del sapere… Soprattutto gli alunni che per varie ragioni mostrano difficoltà nell’apprendimento traggono vantaggio da questa scuola estiva: si riesce così in molti casi a ridurre le disuguaglianze presenti.
Out-of-Time Education: la scuola fuori orario oltre l’ora di lezione
L’idea di scuola aperta non si persegue solo con progetti di outdoor education, ma anche e soprattutto con una revisione e progettazione educativa del tempo che i ragazzi passano a scuola.
Pensare a un modello di Out-of-Time Education permette di connotare l’agire educativo di una riflessione specifica sul valore del tempo. Questioni come il benessere dei ragazzi, la loro motivazione a impegnarsi, il loro piacere per la scoperta e la volontà di vedere con i propri occhi ciò che viene descritto sui libri di testo non sono di secondaria importanza.
Una scuola di qualità eccellente per tutti passa di certo da una seria riflessione sulle implicazioni educative che può avere il tempo scolastico. Riprogettare l’ora di lezione permette a tutti i ragazzi di imparare, perché si incontrano stili di apprendimento differenti attraverso modalità didattiche diversificate e più flessibili.
Si tratta di agire in sinergia profonda con il territorio, andando a strutturare una città educativa capace di rispondere ai bisogni formativi delle persone. In questo modo si riducono le disuguaglianze e si agisce all’insegna dell’equità.
* Ringrazio il dirigente scolastico D.M. che ci ha aperto le porte dell’istituto da lui diretto, facendoci scoprire come un’idea di scuola aperta a tutti possa prendere concretamente forma.
Valerio Ferrero
Docente di scuola primaria e dell’infanzia presso il Miur e Teacher Expert in Philosophy for Children, è attualmente dottorando di ricerca in Scienze psicologiche, antropologiche e dell’educazione presso l’Università degli Studi di Torino. Si occupa di fattori vecchi e nuovi di disuguaglianza scolastica e come contrastarli nella scuola di oggi.
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