La rivoluzione inconsapevole dei papà (immigrati)
Chi frequenta i servizi per l’infanzia, gli studi dei pediatri o i parchetti pubblici per bambini lo sa: la presenza di giovani padri che si prendono cura di bambini anche molto piccoli è sempre più diffusa e normale, specialmente nelle grandi città.
Ma c’è un aspetto che sorprende: molti tra questi padri che accompagnano quotidianamente i figli a scuola, che il sabato mattina raggiungono il parco con due, tre o più bambini al seguito, che si recano dal pediatra per risolvere un problema di salute, sono immigrati. Si vedono e si fanno notare, anche per la disinvoltura con cui si occupano dei propri figli.
Che cosa porta un papà egiziano o tunisino, uno del Pakistan o del Bangladesh, a farsi carico quotidianamente e in prima persona, nello spazio pubblico, di bambini e bambine molto piccoli? Una convinta adesione a un modello di parità di genere? Probabilmente no.
Non ci sono le mamme, le sorelle, le zie: avanti i papà!
Prive della famiglia allargata, rimasta al paese d’origine, le giovani coppie di genitori immigrati devono per necessità gestire all’interno della famiglia nucleare l’accudimento dei bambini, negoziando all’interno della coppia tempi e ruoli della cura dei figli.
Uno studio di Gervais et al. (2009) metteva in luce anni fa esattamente questa dinamica: i padri maghrebini in Francia si prendono cura attivamente dei propri figli e lo fanno più di quanto avrebbero fatto se divenuti genitori in Egitto, Algeria o Tunisia.
In queste famiglie, sono spesso gli uomini a migrare per primi, imparare la lingua italiana e conoscere la società di accoglienza. Per le donne, magari ricongiunte ai mariti dopo un primo periodo di distanza, il processo di integrazione può essere più lento e complesso: non parlano ancora italiano, non si orientano tra le regole scritte e non scritte di un ospedale, di uno studio medico o di un servizio per l’infanzia: mandano quindi avanti i papà.
Padri più disinvolti degli altri con neonati e bambini piccoli
Da dove viene la disinvoltura di questi giovani padri, capaci di cambiare il pannolino nella nursery dell’ospedale dove il figlio è appena nato, di prendersene cura quando muoverà i primi passi al parco, magari mentre al seguito ci sono già uno o più fratelli vicini d’età?
Se nel nostro contesto culturale la presenza di bambini è sempre più limitata numericamente e poco visibile nello spazio pubblico, nella maggior parte dei contesti di provenienza dei migranti in Italia i bambini sono numerosi e visibili, prendere in braccio un neonato è normale per ragazzi e ragazze, ancor prima di diventare genitori. C’è una cultura diffusa dell’infanzia più di quanto ci sia dalle nostre parti.
Certamente, può esserci in alcuni casi anche la tendenza dei padri a proporsi attivamente nello spazio pubblico e nelle relazioni con gli autoctoni, in vece delle mogli, ritirate in casa ed escluse dalla vita sociale.
Chi farà la rivoluzione della parità di genere?
Nei paesi del Nord Europa dove la parità di genere è già attuata e vissuta diffusamente (gender revolution), a una prima fase nella quale sono state le donne a inserirsi diffusamente nel mondo del lavoro e raggiungere posizioni apicali, ne segue una in cui sono gli uomini a impegnarsi più attivamente nella vita domestica e di cura, riequilibrando i ruoli all’interno della coppia e della società.
In Italia siamo ben lontani da questa realtà. Chi potrà fare la gender revolution in un paese come il nostro con ruoli di genere ancora molto tradizionali e distinti? Non certo una minoranza di uomini, virtuosi e civili, femministi e convinti sostenitori della parità di genere… ma una moltitudine di padri, immigrati e non, protagonisti inconsapevoli di nuovi modi di stare al mondo, per necessità e per caso.
Evviva la rivoluzione dei papà inconsapevoli!
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Vignetta di Margherita Allegri – margheritallegri.blogspot.com
Anna Granata
Professoressa associata di Pedagogia presso il Dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano-Bicocca. È autrice di libri, saggi e articoli su riviste scientifiche e divulgative attorno ai temi della mixité come risorsa educativa e formativa.
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