Gentile ministro, in quale mondo vive?

Classi di accompagnamento e di potenziamento per gli alunni stranieri: è questa l’ultima idea affidata ai media dal Ministro dell’istruzione e del Merito Valditara.

Non è certo il primo ministro dell’istruzione a strumentalizzare questo tema. Anzi, possiamo dire che sia un vero e proprio must della destra gridare all’allarme “alunni stranieri” e al problema linguistico, fomentando una cultura xenofoba.

La proposta, contraria alla nostra Costituzione che all’articolo 34 enuncia: “La scuola è aperta a tutti”, è del tutto anacronistica per almeno tre motivi.

1) Gli alunni migranti diminuiscono costantemente

Gli alunni non italofoni diminuiscono sempre di più.  Le migrazioni calano nel nostro Paese, sempre meno attrattivo per i migranti per lavoro, e di conseguenza cala il numero dei figli di immigrati che arrivano a scuola. Si fa dunque riferimento a un’emergenza inesistente.

Ogni anno scolastico gli alunni che entrano nelle nostre classi in corso d’anno in seguito all’arrivo in Italia sono il 3% rispetto al totale dei ragazzi senza cittadinanza italiana (dati ISMU 2022); la percentuale è ancora più infinitesimale se la rapportiamo al totale degli studenti.

Questi alunni apprendono rapidamente l’italiano per immersione, inseriti nel contesto di una classe con compagni madrelingua italiana.

2) Senza le “seconde generazioni” molte scuole avrebbero già chiuso

Piccole scuole di montagna, scuole in centri spopolati sono costantemente a rischio chiusura per l’inverno demografico. Se molte di queste riescono ancora a rimanere aperte è per la presenza dei bambini e ragazzi di seconda generazione, la stragrande maggioranza della popolazione scolastica straniera. Lo stesso report emanato annualmente dal Ministero dell’Istruzione riconosce come le seconde generazioni siano l’unica componente in crescita della nostra popolazione scolastica.

Bambini nati in Italia da genitori o a volte da nonni stranieri, a volte figli di coppie miste, che parlano italiano e vivono da sempre qui. Qui hanno frequentato nidi e scuole dell’infanzia e non ha alcun senso creare classi separate per loro: piuttosto bisogna rafforzare il sistema scolastico perché sia di migliore qualità per tutti.

3) “Casa mia, casa tua”: solo l’anacronismo della legge sulla cittadinanza ci divide!

I nostri figli e i nostri alunni crescono insieme. La generazione “Ghali” è sotto i nostri occhi, ma solo la Legge non la riconosce. In questo modo cresce una generazione di cittadini a metà, che non accede allo status di cittadino italiano e resta straniera in patria, con meno diritti e opportunità.

 “Casa mia, casa tua, che differenza c’è?” canta Ghali e cantano tutti i ragazzi delle nostre scuole.

Gentile Ministro, in quale mondo vive?