Ti regalo il mio congedo! La rivoluzione del care sharing
160 giorni di permesso retribuito per ognuno dei genitori. Con la possibilità di trasferirne 63 al partner o a chi si prende cura del figlio/a.
Un altro pianeta? No, siamo in Finlandia, dove dal 4 settembre è entrato in vigore il nuovo sistema di congedo parentale, su iniziativa della premier Sanna Marin.
Ma non solo. Nella nuova legge non vi sono distinzioni o riferimenti al sesso dei genitori, né un accenno al fatto che i figli siano biologici, adottivi o in affido.
È una nuova politica di congedo familiare che punta all’inclusività e rimane neutrale dal punto di vista del genere: non esistono più i congedi di maternità o di paternità. Ora la legge parla di indennità speciale di gravidanza, indennità di gravidanza e indennità parentale.
Oltre, dunque, a prevedere l’assoluta parità nella distribuzione del congedo parentale, si prende atto della realtà: non tutte le famiglie sono uguali. Alcune famiglie hanno due genitori dello stesso sesso. Altre famiglie hanno un solo genitore. In alcune famiglie il bambino è adottato. In altre, i bambini sono figli biologici di uno o di entrambi i genitori.
E rendere il linguaggio della legge neutro rispetto al genere permette ai legislatori di prendere in considerazione tutte le diverse tipologie di famiglia, applicando le stesse disposizioni.
Questo orientamento, forse, anche perché la Marin, oltre ad essere una leader dalle competenze eccellenti e da un ottimo curriculum accademico e politico, ha anche una biografia interessante: cresciuta con due madri, ha più volte affermato di aver provato un certo “senso di invisibilità” proprio a causa di un modello famigliare diverso da quello della maggioranza.
Norme che cambiano, dunque. Perché né la maternità, né la paternità, ne l’idea di famiglia seguano necessariamente percorsi già tracciati.
Un miraggio per l’Italia, dove l’ultima riforma introdotta lo scorso agosto (link all’altro articolo), e su spinta dell’Europa, ha portato da tre a dieci giorni il congedo obbligatorio per i padri. E dove, in piena campagna elettorale, di donne, lavoro e politiche di conciliazione non si parla affatto.
Siamo ben lontani, in Italia, da questa prospettiva ma vogliamo cominciare a darle un nome, sapendo che le parole possono orientare la cultura e le scelte politiche. Care sharing, perché la cura di un bambino o di un figlio disabile, di un anziano o di una persona ammalata, non può essere sostenuta da una persona soltanto: condividere la cura è quanto più urgente, per riaprire occasioni di lavoro per chi vi ha rinunciato e rilanciare carriere interrotte (quasi sempre delle donne), ma anche vivere più profondamente la cura dei piccoli e dei deboli, scoprendo dimensioni di sé nascoste, oltre il mito del solo lavoro (quasi sempre degli uomini).
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Vignetta di Margherita Allegri – margheritallegri.blogspot.com
Chiara Galbersanini
È dottoressa di ricerca in Scienze giuridiche presso l’Università degli studi di Milano e docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Economia e Management, dell’Istituto Universitario Sophia. Si occupa di politiche europee e conciliazione famiglia-lavoro.
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